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Interview IV

 

INTERVISTA SU DARKROOM MAGAZINE

di Michele Viali

Nella piccola nicchia del noise e delle distorsioni brilla Le Cose Bianche (noto anche come L.C.B.), progetto prolifico che riesce ancora ad appassionare (e ad appassionarsi) con la manipolazione elettronica dei rumori. L'Italia ha dato i natali ad alcuni dei più importanti personaggi relazionati a questo (anti)stile sonoro e Giò, al secolo Giovanni Mori e titolare del monicker, rappresenta ad oggi uno dei pochi nomi che portano avanti questa singolare tradizione, non solo con album propri, ma anche con la produzione e il recupero di alcuni autori del passato. Tra news e curiosità, entriamo nei meandri di questa stridente creatura sonora...

Ricordo i tempi di Malameccanica, progetto singolare, affabulato e tutt'altro che rumoristico. Come sei penetrato gradualmente nel vortice della power-electro con L.C.B., accantonando un passato comunque interessante?

Giò: "L.C.B. nacque più o meno parallelo ai Malameccanica. A fine 2007 mi accorsi che con Malameccanica avevamo registrato del materiale che sconfinava non poco dalla drum'n'bass e dal trip-hop, nato del tutto genuinamente, e man mano che accumulavamo tracce sentivo la necessità, ma forse necessità non è nemmeno il termine esatto (non è che avessi chissà quale urgenza espressiva), di avvicinarmi a sonorità meno codificate. Feci alcuni set di live electronics per conto mio e in una settimana registrai quello che fu il primissimo promo di L.C.B. "Spell" (mai pubblicato, mai distribuito in alcun modo). Chiesi a Pietro (altro membro dei Malameccanica) di mettere in piedi un progetto B-side, ma non trovando corrispondenza decisi di accantonare l'idea. Durante il 2008 continuai ad accumulare un po' di roba e a fine anno decisi di inaugurare un mio progetto. Registrai il primo demo "Numeri Neri" ed iniziai con le mie cose, le prime lontanissime da quello che faccio adesso, non tanto nell'attitudine, quanto nel suono e nella strumentazione. Sostanzialmente i due progetti hanno convissuto sino al 2011 quando, per motivi di varia natura, si sono sciolti i Malameccanica."

Cosa ti ha affascinato della vecchia scuola power-electro degli anni '80 a cui sei evidentemente legato?

Giò: "In primis l'attitudine ed il modus operandi, poi l'oltranzismo, l'irriverenza, il politicamente scorretto, una forte dose di individualismo e la voglia, sana, di rompere il cazzo quando ancora aveva senso farlo."

Il genere cosiddetto power electronics fa spesso leva su una massiccia dose di ironia a volte macabra. Credo che sia un modo per sopravvivere ad uno stile altrimenti devastante nei suoi concept estremi. I primi ad avere tale intuizione furono senza dubbio i Throbbing Gristle, sebbene la loro furia sonora non fosse ancora eccessiva come quella messa in mostra da alcuni progetti di poco successivi. Cosa pensi al riguardo? Quanta ironia c'è nel rumore di L.C.B.?

Giò: "Non ho mai creduto - non sono così ingenuo - che uno stile (o un genere) possa sopravvivere in eterno. Non ho nemmeno mai creduto che si debba per forza reinventarlo, o tenerlo in vita nei modi più bizzarri. Non credo nemmeno che vi sia più nulla da inventare, soprattutto in musica. Mi interessa mantenere in vita la passione ed il rispetto (anche per le regole) per qualcosa che si ama o si è amato, piuttosto. Detto ciò posso solo aggiungere che l'ironia, l'autoironia ed il sarcasmo sono modi per sopravvivere a prescindere. Almeno per me, nel quotidiano. Inevitabilmente tutto ciò lo riverso in quello che faccio. L'ironia di L.C.B. è direttamente proporzionale a quella con cui mi accompagno a lavoro, in giro, al bar. E lo è pure l'autoironia. Ma anche il senso della misura."

Rimestare nel male fino a produrre un dolore mentale ed un disgusto neanche tanto latente è prerogativa di molti artisti tutt'altro che ironici (in primis M.B. ad esempio, ma anche gli SPK degli albori e in larga parte Atrax Morgue). Credi che il rumore possa essere anche un mezzo per esprimere concetti, sensazioni o magari per sbattere in faccia al mondo (per pochi che siano i seguaci di questa musica) alcune atrocità?

Giò: "No, non lo credo affatto. Il potere di "sbattere in faccia al mondo le atrocità" o qualunque altra cosa uno voglia sbattere, in qualunque forma d'arte e non, è morto e sepolto. Nessuno ascolta nessuno. Se le cose gliele sbatti in faccia si girano dall'altra parte. Non sono votato al martirio e non amo perdere in partenza. L.C.B. è solo un modo per parlare di me a me stesso. Ti ritrovi nelle mie cose? Ok, meglio. O peggio, dipende dai punti di vista. In entrambi i casi, allora va bene, possiamo provare a parlarne. Preferisco una persona che non ha mai sentito un solo brano di power electronics che mi chiede il perché di una frase o di una immagine, piuttosto che il seguace che mi scrive se il mio parlare di pornografia abbia a che fare con la 'scuola' degli SPK. È importante? Ma davvero a qualcuno interessano queste stronzate? I seguaci di questa musica sono solo persone che se la cantano e se la suonano fra di loro. Si mostrano i loro dischi a vicenda, si arrogano il diritto di dire cosa va bene e cosa no, basandosi pure su giudizi fatti da terzi. Se poi i seguaci fanno anche musica, o rumore o quello che sia, si ottiene una produzione in serie di scimmiottamenti di iconografie e persino di atteggiamenti ormai così datati da farli risultare imbarazzanti. Ai seguaci preferisco le persone obiettive, o male che vada quelle avvedute."

Il genere è nato su distorsioni analogiche e sovrapposizioni di nastri in loop. Nell'era dei computer e delle field recordings il rumore di una volta si è trasformato in qualcosa di totalmente diverso. Sebbene sia riduttivo parlare di etichette, non trovi che quel che veniva identificato come power-electro negli anni '80 sia diventato oggi qualcosa di totalmente diverso? A parte i casi in cui non si lavori con i medesimi mezzi di allora...

Giò: "Ci vogliono sempre e comunque: attitudine, capacità e talento. Avere un sintetizzatore analogico non fa di te uno Zoppo, così come se mi racconti un sogno io non divento automaticamente Jung."

In "Privatism" campeggia il titolo "Death Of Italian Power Electronics". Cosa si nasconde dietro queste parole? Una constatazione? Una denuncia? Sicuramente tra gli anni '80 e i '90 erano attivi sul nostro territorio diversi autori ad oggi osannati dagli appassionati del genere... Nessuno ne ha saputo raccogliere l'eredità?

Giò: "Credo che la risposta alla prima domanda la si possa ricavare da quanto ho detto fino ad ora.

Quanto all'eredità, non saprei. Io, parlando di power electronics autoctona, ancora ascolto Mauthausen Orchestra, Murder Corporation, Wertham ed altri nomi fondamentali. Detto ciò, continuo a ribadire che il disco più importante degli anni 2000 (sempre in ambito power electronics italiano) sia "Profilo Ottimale Delle Ferite" della Macelleria Mobile di Mezzanotte. Potevano raccogliere il testimone, ma hanno scelto di diventare sé stessi. Per fortuna, direi."

Quali sono i titoli che ritieni più rappresentativi di questo settore?

Giò: "Non ragiono in questi termini, è troppo riduttivo. Preferisco guardare alla totalità dell'operato di un progetto, al suo percorso."

Quale il progetto che in assoluto ti ha più guidato ed ispirato nell'approccio a questo tipo di suoni?

Giò: "Come sopra, troppo riduttivo. Ma se proprio devo sommare due progetti da cui può miseramente risultare L.C.B., direi: Mauthausen Orchestra più Sutcliffe Jügend."

Per finire, anticipaci qualcosa riguardo le prossime attività di L.C.B. e illustraci se hai in programma ristampe di vecchi titoli o produzioni di altri autori per la tua label personale.

Giò: "Forse con Maurizio Bianchi ristamperemo "Atomique - Mörder". Forse. Attualmente sto ultimando con Eraldo Bernocchi il primo disco del nostro progetto Mangiati Vivi, power duo dalle sonorità inaspettate, e sto collaborando con Adriano Vincenti al progetto Cronaca Nera (vecchio B-side project di Macelleria Mobile di Mezzanotte) che partorirà un EP e uno split con Iugula-Thor. Per quanto riguarda L.C.B., le produzioni sono già state completate e consegnate alle varie label. Nei mesi a venire usciranno vari lavori, fra cui quelli con Maurizio Bianchi, Sshe Retina Stimulants, Caligula 031. In mezzo a queste collaborazioni vi sarà un full-length, "Pornography Should Not Be An Illusion" (Naked Lunch Records), al quale hanno preso parte Eraldo Bernocchi, Bandera, Wertham e Macelleria Mobile di Mezzanotte. Poi, se la sorte lo vorrà, proseguirò nelle registrazioni del seguito ideale di "Pornography...": "Born", che vedrà alcune partecipazioni speciali, fra le quali quella di Bernocchi e quella di Emidio Clementi dei Massimo Volume."

 

 

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INTERVISTA FLUX WEBZINE 2015

 

 

Oggi parliamo con Giovanni Mori alias Le Cose Bianche, progetto power electronics italiano noto per l’altissimo numero di produzioni e, recentemente, per avere composto una trilogia sulla pornografia, tema affrontato secondo molti punti di vista con indubbio acume, ed è partendo da questo trittico che iniziamo la nostra intervista con uno dei nomi più celebri della scena italiana power electronics.

 

1) Ciao Giovanni! E’ di rito presentare il tuo progetto ai lettori: perché Le Cose Bianche? Hai anche altri progetti? Dacci qualche informazione in più sulla tua musica e sul tuo universo musicale e tematico, forse ancor più importante.

 

L.C.B., il cui significato ormai non ha davvero alcuna importanza, nasce qualche anno fa come luogo dove poter uscire da alcune sonorità che stavo già perseguendo col progetto Malameccanica, il mio primo progetto di musica trip-hop assieme a Pietro Tripano, avevo voglia di avvicinarmi alle esperienze industriali di M.B. ed altri e solo successivamente si è trasformato in un mattatoio power electronics all’italiana. Modificandosi non solo negli intenti ma anche nel modus operandi, digitale prima, analogico poi ed adesso.

Condivido con Eraldo Bernocchi il progetto MANGIATI VIVI, di cui fra qualche mese uscirà il primo disco per Naked Lunch e Subsound su LP e CD e il progetto CRONACA NERA con Adriano Vincenti della Macelleria Mobile di Mezzanotte. Da poco ho inaugurato il progetto SUCTION MELENA (power electronics, extreme noise) un mio nuovo alter ego di cui, nei mesi a venire, potrò offrire qualche release su tape.

 

2) Abbiamo recensito la seconda e la terza parte della tua trilogia sulla pornografia. Parlane nello specifico ai lettori. Come è nata questa idea? In cosa i tre lavori sono legati tra loro e cosa, invece, non li accomuna? Ogni lavoro affronta il tema utilizzando una chiave diversa. Approfondiamo anche questo.

 

Non ho mai pensato coscientemente di realizzare una trilogia. Per me l’unica trilogia che abbia un valore è quella di Mad Max. In realtà non ho mai pensato che ciò che faccio fosse di una portata tale da evolvere in un suo linguaggio con i suoi temi in tre capitoli. E’ capitato. Tutto qui. Dopo Estetica di un buon pornografo, mentre stavo registrando Pornography… mi sono accorto che un filo legava questi due album: la pornografia, nella sua pura e cristallina forma di strumento basso e di consumo, senza alcuna esaltazione artistica o consacrazione iconoclasta.

Mentre la prima tape giocava il tutto sulla bassa pornografia, legandosi volutamente alla tradizione inglese dei Whitehouse o dei Sutcliffe Jugend, Pornography should not be an illusion (qui la recensione) rivendicava il ruolo della pornografia come mera e necessaria lupanara, in totale rottura contro una visione colta o da salotto o anticonformista di quest’ultima. Solo Born (qui la recensione) è nato seguendo la scia dei primi due album. Si è scritto da solo.

Ed è l’unico estremamente autobiografico. Tratta il rapporto fra l’oggetto pornografico ed il suo consumatore da un punto di vista più intimo. E la citazione di Henry Miller nelle note di copertina perfettamente sintetizza il contenuto dell’album. Mi chiedi cosa non li accomuna? Non li accomuna il fatto stesso che sono tre dischi in grado di stare in piedi anche da soli. Non sono tre episodi, non occorre arrivare al terzo per capire il resto. Ecco perchè di fatto non è nemmeno una vera trilogia. E’ solo una questione di prospettiva.

 

3) Sei uno dei più noti protagonisti dell’odierna scena power electronics italiana. Tralasciandone le origini musicali, parlaci di cosa il genere voglia trasmettere, e di cosa ci sia dietro la coltre cacofonica che contraddistingue buona parte delle sue produzioni. Si può parlare di origini culturali e di una sottocultura?

 

Io non sono nessuno. E la scena italiana è un’espressione che serve ad altri per confermare a loro stessi di essere parte di un qualcosa che possa autolegittimarli in ciò che stanno facendo. Se proprio devo, scelgo, appunto, la parola: genere. Mi interessa di più. Il PE è un genere con dei codici esattamente come un romanzo noir, o come un film horror o qualunque altro genere. Non mi interessa andare a scavare o a cercare significati perchè di sognificati spesso non ve ne sono. Cercheresti mai un significato in un film di Tobe Hooper?

 

4) L’Italia è sempre stato un Paese in cui il genere power electronics ha attecchito, a fronte di altre correnti che non hanno ottenuto tanto successo. Secondo te, perché? Approfittane per parlarci anche della storia del genere in Italia.

 

Ci sono tante persone che oggi hanno il disperato bisogno di spiegare tutto a tutti. Lascio questa domanda a loro.

 

5) Ho notato che, sebbene il tuo primo album risalga al 2009, hai all’attivo già decine di produzioni. Questa è una particolarità del PE. Ha per caso a che fare con l’estetica del DIY? In questo, c’è una sorta di estetica punk in quello che fate tu e le altre realtà?

 

Ho fatto molte releases perchè mi diverto a fare quello che faccio. Ovviamente non vi è una pretesa di qualità nella mia quantità. Non ho mai guardato (e non lo faccio nemmeno oggi) al formato o alla label come i soli motivi validi per registrare qualcosa. Ho fatto cose su cdr e con label davvero brutte con lo stesso entusiasmo con cui ho lavorato a cd con realtà più note o a nastri autoprodotti. Non mi occupo di estetica, mi interessa di più l’attitudine.

 

6) La tua musica non è certo di facile assimilazione: In che contesti la proponi, e come reagisce il pubblico? Come sono le tue live performances?

 

Mai fatto live con L.C.B.

 

7) Dato che nel tuo ultimo album, Born, ci sono molti richiami al cinema, alla poesia e alle avanguardie storiche, cosa pensi che il flusso rumoristico riesca ad esprimere? Quali sono le potenzialità di un flusso libero da schemi e gabbie ritmiche?

 

Sono molteplici. E sono le stesse per qualunque forma di arte genuina. Ma stiamo parlando di Born, non di un quadro di Bosch. In Born ci sono molti richiami alla mia vita. Per me vale solo questo.

 

8) Quanto, in questo genere, è facile ripetersi se non si variano le coordinate della propria musica? Tu, ad esempio, mi sembri molto attento in questo senso.

 

Trovi? Io davvero non lo so. Sicuramente le prime cose che ho fatto non hanno nulla a che vedere con il mio suono di adesso. L’unico comune denominatore resta l’attitudine di cui sopra. Ripetersi in qualunque genere non è un male. Si chiama genere proprio per questo.

 

9) Perché spesso si tende a tracciare un filo rosso diretto tra i primi esperimenti di musica industriale e il PE? E’ solo per una questione di assonanza sonora, o c’è di più?

 

Una domanda più o meno simile l’ho fatta una volta a Marinelli. Ti copio la sua risposta, che mi pare ad oggi la sola con un senso: “Credo che l’industrial sia quella che fa ‘lan-klong mmuuuuuuff zgggr-zgrrr ugkr ukgr-osssdz gaaah-kud・ in un clima d’ineffabile follia, mentre la power-electronic fa iiiisssss spux-x-x yyyeeee-zhot OT-OT!! azu-kwaa! kkwa-owlung!・ con la pedanteria dell’ortodosso.”

 

10) Quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa hai in cantiere?

 

A breve usciranno due tape una con i Black Leather Jesus ed una con Evitaxal. Poi un lavoro con Bernocchi e un nuovo CD, il seguito del precedento Brain Meat, con Maurizio Bianchi. Tendo ancora a fare parecchia roba, la cosa migliore, per chi è interessato, è quella di dare un’occhiata di tanto in tanto al mio sito.

 

11) Grazie per il tempo che ci hai dedicato. Saluta i lettori e invitali ad acquistare Born e i tuoi album!

Grazie a voi. Dato che fra un mese, più o meno, è estate, e invito tutti a non abbandonare gli animali.

 

 

 

 

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