top of page

Interview III

INTERVISTA RADIOGWEN

INTERVISTA RADIOGWEN Ciao Giovanni, dando una scorsa al tuo sito ho visto la mole enorme di pubblicazioni e lavori come L.C.B. Sembra essere una cosa di cui non può fare a meno, quasi uno sfogo… come vedi questa tua produzione?

La mia produzione è discontinua, altalenante, ed è inevitabile quando si “butta” fuori un sacco di cose. Non ho particolari urgenze espressive, ne ho un qualche discorso teoretico/concettuale da portare avanti. Sembrerà banale, ma la maggior parte della mia produzione nasce da una sana voglia di divertirsi unita ad un minimo sindacale di dignità produttiva. Nella mia produzione ci sono cose che altri ritengono valide, io per niente, e viceversa. Ci sono anche releases molto diverse fra loro. Probabilmente negli ultimi tre anni ho tracciato un percorso più lineare, non tanto in contenuti, quanto piuttosto sul tipo di suono che mi diverte realizzare. Ma io di base non sono uno sperimentatore, non sono un artista e non ho nemmeno la presunzione di definirmi musicista. Ce ne sono già a sufficienza in giro.

Ok… in What can you find in bad procured appare la voce tra gli anfratti del suono. Che rapporto hai con questa? è solo uno strumento oppure c’è un’espressione nel testo che vuoi veicolare?

Ho iniziato a usare la voce in una sorta di reading/spoken word nel mio primo progetto, lontano da sonorità canoniche: i Malameccanica (2007-2011). E’ un rapporto assolutamente naturale, a volte ho voglia di affiancare ai suoni delle parole, dei campioni vocali (rubati a qualche film), dei testi. Non sono così preparato da poter offrire uno spettacolo debordante di musica pura. I testi, e di conseguenza la voce possono irrobustire o dare un’ulteriore emotività al brano. Il tipo di “recitato” varia a seconda di come mi sento, ma alla fine la mia attitudine vocale è quella, non ho grosse varianti. Ma del resto neanche ne vorrei.

Parlami di E Aktion… chi è? Protesta Negra mi è sembrata lo scheletro del dub in un arido futuro post-nucleare o qualcosa del genere… mi ha riportato ha qualcosa di The Bug al quale qualcuno avesse tolto tutti i liquidi…

E AKTION è un progetto… non riesco a trovare un aggettivo. Sperimentale? Industriale? Noise? Ognuno alla fine ci vede ciò che vuole. E’ un progetto romano/bolognese, un duo per l’esattezza. Posso dire poco a riguardo in quanto sono totalmente implicato. Siamo amici intimi, collaboriamo assiduamente ed inoltre ho realizzato il mastering del loro nuovo album CLUSTER B, curandone anche quella che in maniera altisonante viene definita “produzione artistica”. Qualunque cosa detta da me suonerebbe come campanilistica. Perciò mi limito a dire che se riescono ad unire la loro assoluta, ingestibile genuinità con una costanza realizzativa/formale possono essere, senza ombra di dubbio, una fra le migliori cose di questo piccolo panorama che viene pesantemente definito: scena industriale italiana.

Li cercherò di sicuro! Una cosa che ho apprezzato tantissimo è il tuo mai andare sopra le righe, fermandoti sempre prima di un parossismo rumoroso… ascoltando il disco più volte mi sono ritrovato a definirlo noise ovattato, che incide e coinvolge senza infastidire o esagerare mai.

Ti ringrazio. Non ci ho mai pensato. Ti ripeto, sarò banale, ma ho in testa alcuni suoni che amo, mi metto sul synth e premo play. Tutto quello che ne deriva è una sintesi fra la mia attitudine personale e il rispetto per certi paradigmi e regole che ogni genere reclama.

Grazie mille Giovanni, ti va di consigliarmi qualcosa da ascoltare che ti ha colpito recentemente?

Ma grazie a te man! Di recente? Di recente una delle cose migliori che ho sentito è l’ultimo disco di DJIN, meraviglioso…

 

INTERVISTA DELERE MUNDI

 

Come presentereste Malameccanica ad un estraneo?

[Giovanni] Presenterei Malameccanica definendolo un progetto sonoro onesto nei pregi, nei limiti e nel rendere manifesti i modelli a cui s'ispira e si ricollega, nel suo disperato tentativo di trovare una propria identità il più originale possibile, per quanto improbabile possa risultare.
Credo che anche termini come sperimentazione e mininimalismo, dignità ed umiltà possano fare parte del vocabolario del progetto. E' anche un percorso umano oltre che musicale e come tale si evolve e muta a seconda di cosa accade e dei componenti che ne entrano a far parte, tenendo sempre a mente le proprie origini, le proprie basi, cercando di rimanere fedele a quei principi genuini ed istintivi che hanno dato via al tutto.

[Francesco] Un progetto sicuramente degno d'interesse, quattro persone con personalità e ascolti diversi, che cercano di trovare una propria strada musicale,cercando di mischiare le proprie diverse influenze e le proprie attitudini.Una band senza limiti di strutture e forme musicali,influenzata anche da altre forme artistiche come il cinema. Un progetto onesto,spontaneo.


Quali sono state le circostanze che hanno portato al formarsi del gruppo com'è oggi?

[Giovanni] Il gruppo attualmente è formato dal sottoscritto, da Pietro al synth, da Andrea alla chitarra elettrica e da Francesco, la "new entry", alla chitarra solista. Siamo sempre stati un collettivo aperto, non vi è mai stata una line-up definitiva, abbiamo coinvolto spesso nostri amici musicisti laddove era possibile farlo. Durante l'estate ho avuto modo di conoscere Francesco, già amico e compaesano di Andrea, abbiamo instaurato un ottimo rapporto e verso i primi di settembre gli ho chiesto se voleva "collaborare" con noi per la realizzazione di qualche pezzo nuovo. Lui al momento era già impegnato con altri progetti ed impegni permettendo si è detto comunque disponibile, il caso e l'evolversi degli eventi hanno voluto che quella che inizialmente doveva essere solo una collaborazione momentanea diventasse qualcosa di più. Francesco infatti ha scritto ed arrangiato le parti di chitarra per tutte e dieci le tracce del disco, dando anche un significativo contributo alla scelta del sound che volevano dare a questi nuovi brani. E' a tutti gli effetti parte integrente dei Malameccanica.

[Francesco] Come ha detto Giò, ci conoscevamo già da tempo, prima comunicavamo via pc, poi ci siamo conosciuti anche di persona! E conoscevo già da qualche anno Andrea, che mi aveva fatto conoscere i precedenti cd del gruppo. C'è sempre stata stima reciproca tra di noi, ed alla fine abbiamo deciso di fare qualcosa insieme. I ragazzi della band mi hanno fatto sentire parte del progetto fin da subito e mi hanno dato carta bianca su come interpretare le parti di chitarra dei brani e questo mi ha fatto tantissimo piacere, sia sul piano musicale, che su quello umano, che è anche più importante, facendomi sentire a mio agio, senza pressioni e/o limitazioni di sorta.


Potreste raccontare, in generale, la storia di Malameccanica dagli esordi fino ad ora?

[Giovanni] Sintetizzando posso dirti che ci siamo formati nel 2007 più o meno l'anno in cui io e Pietro ci siamo conosciuti. Poco dopo si sono uniti a noi Andrea alla chitarra e Gianfrancesco alla batteria, quest'ultimo poi per motivi personali ha lasciato il gruppo. Per diversi mesi l'ossatura è stata questa: io basso, slide e voce, Pietro synth e sample, Andrea alle chitarre. Abbiamo iniziato a comporre i primi brani a registrare i primi demo. Poi uno alla volta abbiamo coinvolto altre persone fra cui un tastierista, un violinista e persino un'altro bassista. C'è stato un divertente ed inaspettato via vai di amici, conservo davvero dei bei ricordi del nostro primo periodo. Adesso, come ti dicevo, l'assetto può essere considerato (spero) definitivo.

[Francesco] Io mi considero un animale da palco, mi piace davvero molto suonare live. Ma allo stesso modo, sarò sincero, amo molto anche registrare e comporre in studio, sperimentare nuovi suoni e idee. E credo che Malameccanica sia un pò la "palestra" ideale, in questo senso. Se ci sono delle situazioni adatte siamo contenti di partecipare. E'chiaro che siamo anche coscienti di non fare musica proprio per tutte le orecchie: non per tirarcela, ovviamente, ma non ha alcun senso cercare di snaturare il proprio messaggio musicale, cercando solo di apparire o fare numero, tanto per farsi vedere. A maggior ragione in un tipo di musica ricercato come il nostro; amo al 100% il live, ma non dev'essere un'occasione di presenzialismo a tutti i costi, nel nostro caso occorre la situazione adatta. E sono d'accordo con Giò: come diceva lui spesso la scena attualmente è carente per i gruppi alternativi, per non parlare degli sforzi economici e degli approfittatori in giro. E'importante vedere la cosa con un pò di maturità e non dire sempre di sì pur di apparire ad ogni costo.


A livello di composizioni i vostri dischi sono improntati verso toni elettronici miscelati ad altri più "tradizionali", come chitarra e basso, andando a delineare uno stile a metà tra il trip-hop, l'ambient e l'industrial, il tutto contornato da atmosfere cupe ed affascinanti. Da cosa traete ispirazione per i vostri brani?

[Giovanni] I brani sono il meelting pop di tutti i nostri ascolti. Inevitabilmente aggiungerei. Nascono quasi sempre in maniera molto istintiva, forse anche rozza, del resto siamo tutti autodidatti. Ci mettiamo al pc, riascoltiamo vecchi loop e campionamenti messi da parte e iniziamo a tirare giù una linea principale a cui successivamente vanno ad aggiungersi basso, chitarre e voce. Difficile dire cosa ci guidi esattamente, sicuramente l'emotività ha un ruolo fondamentale, molto spesso le basi nascono dopo aver letto i testi che andranno a completarle di conseguenza se un testo è oscuro la canzone spesso e volentieri suonerà oscura e così via. A loro volta i testi parlano di me, di come vivo, di cosa vivo, ed anche loro sono i figli diretti di ciò che leggo di recente o da sempre, dei film che amo e che detesto, per cui se ho appena visto "La terra trema" di Visconti oppure ho da poco letto "Tropico del cancro" di Miller è assai probabile che i testi oscillino su registri diversi. Credo che i nostri pezzi siano il prodotto di una strana catena di montaggio, concettuale prima, empirica poi. Questo soprattutto per i brani dei vari demo ed Ep. Per quelli di adesso il lavoro è stato sostanzialmente analogo, ma avendo coinvolto direttamente anche Andrea e soprattuto Francesco nella stesura e nell'arrangiamento dei brani posso affermare che essi, almeno nel sound, hanno avuto una lavorazione più collettiva rispetto agli altri, hanno un suono d'insieme maggiore, personalmente li trovo più lirici e melodici.

[Francesco] Ricollegandomi a ciò che dicevo all'inizio e anche a quello che in parte ha già spiegato Giovanni, la nostra musica è un miscuglio di vari generi.Tutti noi siamo grandi ascoltatori e avendo avuto delle esperienze musicali diverse,alla fine mescoliamo il tutto. Partiamo da alcune idee di base che buttiamo giù, poi aggiungiamo pian piano altri elementi come un pittore sulla tela, per quel che mi riguarda, e a volte proviamo anche varie soluzioni prima di trovare la versione definitiva. A volte ci piace agire anche per sottrazione, rimanendo su strutture minimali, se il pezzo è già riuscito nella sua semplicità, perchè violentarlo con inutili sovrastrutture? A parte tutto, penso che il nostro segreto, se tale può essere definito, è proprio essere avidi ascoltatori di tutti i generi musicali ed anche divoratori di letture e film. Io,musicalmente parlando,ho un background legato alla psichedelia e al rock dei'60-'70, oltre che a generi simili (grunge,stoner), ad Andrea piace molto il blues, Giò ama il dark e l'industrial, Pietro l'elettronica. Come vedi spaziamo molto.


Malameccanica è solo espressione musicale fine a sè stessa oppure è qualcosa di più, il modo di manifestare un certo grado di sentimenti ed emozioni?

[Giovanni] Hai fatto centro. Per me è un linguaggio per esprimere molti dei miei stati d'animo, per raccontare qualcosa di me, per capire qualcosa degli altri, per cercare un pò di bellezza attraverso il suono.

[Francesco] E' un mezzo per esprimere alcune sensazioni che ci portiamo dentro. Il descrivere attraverso musica e testi le nostre emozioni in maniera onesta, sincera e diretta.


Presto uscirà il nuovo full length di Malameccanica, intitolato "Noli Tangere"; questo disco andrà ad unirsi alle precedenti realease del gruppo, che ha già una discreta esperienza con diversi cd all'attivo. A livello musicale questo nuovo album ripercorre i tratti dei suoi predecessori? In quali elementi risulta più lontano rispetto ai precedenti dischi, eventualmente?

[Giovanni] "Noli Tangere" trovo che sia un full lenght più melodico rispetto agli altri. Non dico positivo ma più sereno senza dubbio nei contenuti e permeato da una struggente ala di malinconia, meno oscuro, metallico e anni '80 dei lavori precedenti. Meno dark senza dubbio, esteticamente parlando. Abbiamo un pò abbandonato l'industrial anche se un paio di tracce lo reclamano a gran voce, non abbiamo registrato nessun ambiente aggiuntivo ed anche le spolverate noise sono meno rarefatte e più controllate, trovo che il suono sia più limpido e si sposi bene con i contenuti introspettivi dei testi. E' anche un disco meno parlato, la voce esce più fluida, bisbigliata si appoggia sulla musica senza inacidirla, credo che il trip-hop la faccia da padrone da stavolta.

[Francesco] Sicuramente ci sono molte aperture melodiche in questo disco, è venuto così, spontaneamente. Ci piace molto. Alcune canzoni rispecchiano proprio il clima in cui è stato registrato e composto: in assoluto relax, sperimentando. Personalmente consiglierei l'ascolto in cuffia, ci trovo sempre delle cose diverse ad ogni ascolto. E' un disco intimista, notturno, in un certo senso.


Ne approfitto per chiedere qualche delucidazione a riguardo di "Noli Tangere", ovvero qual è il ragionamento che avete messo alla base della scelta di questo titolo.

[Giovanni] Il titolo l'ho scelto io; la locuzione "noli me tangere" è attribuita a Gesù, che l'avrebbe rivolta a Maria Maddalena subito dopo la resurrezione. In pasicanalisi "noli me tangere" è usata ad identificare espressivamente il tabù del contatto, cioè quella diffusa condizione di istintiva ripulsa del contatto fisico interpersonale che spesso si traduce in un divieto morale.
Sono due chiavi di lettura che mi interessano, e dato che i testi li ho scritti dopo un periodo un pò difficile, liberandomi di molti stati d'animo negativi che mi portava dietro, ed ahimè perdendo anche presenze importanti nella mia vita, ritengo la mia attuale condizione una piccola rinascita, non azzardo il termine resurrezione, per tanto almeno per adesso "non toccarmi" voglio rimanere così come sento adesso il più a lungo possibile, ovvero: Bene.


A cosa è dovuta questa sterzata verso toni "più melodici", come dice Giovanni, verso nuovi piccoli ma determinanti dettagli?

[Francesco] Forse perchè siamo più sereni noi come persone, anche se alcune parti "darkeggianti" rimangono comunque nella nostra musica. Per quel che riguarda il mio modo di suonare, io suono da sempre in maniera molto melodica e questo forse può avere influito nel risultato finale. Mi spiego meglio: mi piacciono quei chitarristi che fanno dei soli melodici, cantabili, quasi una canzone nella canzone, anch'io molto umilmente cerco di fare così. Comunque, tornando alla domanda, non è stata una scelta premeditata, è semplicemente accaduto.


Al di là del comparto sonoro, nelle vostre produzioni c'è anche un importante impatto visivo, dato dalle immagini presentate nei dischi o nel web. Come sono collegati questi due "livelli" di espressione?

[Giovanni] Cinema, visual art, fotografia sono passioni che insieme alla musica coltiviamo più o meno tutti all'interno dei Malameccanica. In molti ci hanno fatto notare sin dall'inizio come la nostra musica fosse direttamente riconducibile a certe colonne sonore, a certe atmosfere che si respirano in alcuni film di genere. Del resto i nostri tappeti musicali sono influenzati dal cinema, specialmente quello surrealista; ci ha fatto piacere che questa cosa sia stata notata anche da orecchie esterne. Lentamente abbiamo iniziato a sviluppare anche una grafica un pò più concettuale, qualche nostro amico ha montato dei video sulle nostre tracce, altri hanno girato dei video apposta per alcuni brani e così via. Questa volta ho provato a girarne e a montarne uno anche io per la canzone "Monti di provincia", poi prossimamente ne uscirà uno realizzato da Danilo aka Ezcaton Visual Artist (già autore di un video per L.C.B.) per il brano "L'Abate D.".

[Francesco] L'aspetto visivo per noi è imprescindibile. Malameccanica intesa anche come soundtrack delle nostre vite o di fatti a noi vicini che raccontiamo nei brani, ci piacerebbe molto sviluppare ancora di più il binomio cinema-musica.

[Giovanni] Magari sonorizzando un cortometraggio vero e proprio...
 

 


A livello personale, quali sono i progetti musicali/cinematografici dai quali vi sentite più influenzati?

[Giovanni] Cinematograficamente parlando sono onnivoro. Senza presunzione mi ritengo un cinefilo nel vero e puro significato di questa parola. Ogni film che ho visto finisce con l'influenzarmi, persino i film orribili che escono attualmente nelle sale e che mi costringo a vedere. Ma ovviamente se devo fare dei nomi, beh: Dulac, Bunuel, Kurosawa, Sam Peckinpah, John Ford, Pasolini, Fellini, Antonioni e Luchino Visconti, probabilmente il più grande di tutti. Questi li definisco i classici. Poi ci sarebbero da citare i vari Cronenberg, Yuzna, Gordon, Lynch, e chi più ne ha più ne metta, e in ultimo la mia ossessione cinematografica più grande: Alberto Cavallone. Musicalmente direi Einsturzende, Maurizio Bianchi per quanto riguarda la mia anima industrial, Morrissey per quanto riguarda il mio modo di mettere in musica il reale dramma della nostra esistenza.

[Francesco] Per citare tutti i miei riferimenti musicali non basterebbe un libro! Comunque mi piacciono molto Beatles, Pink Floyd ,Hendrix, Led Zeppelin, Black Sabbath, insomma tutti i grandi gruppi degli anni '60&'70; poi in ambito più recente la scena grunge/stoner - Soundgarden, Kyuss, Alice in Chains; tra gli italiani amo molto Afterhours, Moltheni, Marlene Kuntz, Verdena. Altre grandi influenze italiane per me sono Lucio Battisti e Gli Alunni Del Sole, una band molto sottovalutata musicalmente. Ma la lista potrebbe continuare ad oltranza. Cinematograficamente parlando mi piacciono molto Tarantino, Lynch, De Palma, alcune cose dei Coen, Di Leo, Umberto Lenzi... dipende molto anche dall'umore o dallo stato d'animo. Di sicuro non mi piacciono i panettone-movie.

Che cosa vedete nel futuro di Malameccanica? nuovi spunti, nuove influenze, ritorni al passato, cambiamenti radicali, ...

[Giovanni] Domanda sempre difficile. Non lo so, sinceramente non lo so. Il futuro prossimo prevede l'uscita di due release, poi ci saranno tre date live, che stiamo preparando nonostante i vari impegni personali, poi vedremo se provare, nei mesi successivi, anche qualche concorso. Ci penseremo, personalmente rimango fedele a quanto ho detto tempo fa circa il live "non è indispensabile e sinceramente non credo che lo sia per il genere che proponiamo". Inoltre tre di noi hanno anche dei progetti musicali paralleli ai Malameccanica, Francesco e me compresi, vedremo quanto sarà possibile conciliare il tutto.

[Francesco] Non sappiamo neanche noi quale sarà la prossima mossa dei Mala. Viviamo giorno per giorno. Sicuramente ci piacerebbe registrare ancora qualcos'altro, o magari fare anche dei remix o versioni differenti di qualche vecchio pezzo, chi può dirlo se non il tempo. Noi ci "godiamo" il momento, non ci facciamo illusioni o pressioni di sorta. Penso che al momento siamo molto contenti di com'è venuto il cd, siamo curiosi di vedere come sarà il responso dei live.

I testi si sviluppano marcando il proprio corrispondente musicale, cioè su linee oscure e complesse; mi piacerebbe sapere quali sono gli elementi trattati nelle vostre composizioni, quali sono gli "imput" che danno il via a questo meccanismo di scrittura.

[Giovanni] A questa domanda posso risponderti soltanto io in quanto i testi sono il frutto della mia penna. Come ti accennavo prima testi e basi vanno spesso di pari passo e inevitabilmente gli uni contagiono le altre. Non c'è un imput che scatena tale processo, l'unico imput che mi appartiene è quello che anni fa, quando ero solo un adolescente, mi ha spinto a comprarmi un diario e a riempirlo giorno dopo giorno. E' una cosa che faccio ancora oggi, scrivo nei miei books quello che penso, quello che sento, quello che perdo, quello che ho etc. Scrivo della mia vita, scrivo della vita degli altri quando si interseca con la mia, poi scelgo quei testi che possono essere usati come linea vocale per i nostri brani. Non vi sono mai dei temi precisi che decido di affrontare, sono sostanzialmente autobiografici, forse eccessivamente autobiografici, ma sinceramente non so parlare di nient'altro se non di me stesso.

Giò è noto anche per un altro suo impegno musicale; L.C.B. è un progetto solista di impronta noise/industrial che, seppur abbia qualche linea di contatto con le strutture dei Malameccanica, non ne risulta esplicitamente influenzato. Quanto c'è di "Malameccanica" all'interno di "Lecosebianche", e viceversa? ovvero, quanto sono simili e quanto si discostano questi due progetti?

[Giovanni] L.C.B. è nato successivamente ai Malameccanica e ritengo siano davvero pochi i punti di contatto fra i due progetti. Primo perchè come dici tu è un progetto più che solista definirei solitario in puro stile industrial. Faccio tutto da solo senza pormi nessun tipo di obbligo artistico se non verso me stesso. L.C.B. è pura sregolatezza,improvvisazione, spesso faccio dei bordoni di quaranta minuti che registro e solo dopo due giorni li riprendo in mano dando loro un senso. E' l'esaltazione del rumore nella sua purezza, dei suoi significati. Malameccanica deve fare i conti anche con un contesto sonoro e interpersonale assai più variegato. I maggiori punti di contatto sono comunque rintracciabili nei brani de "Le pornographe" proprio perchè L.C.B. è nato nel periodo in cui stavano registrando quel disco. L'idea dello split difatti risale a quei mesi (Gennaio-Febbraio) poi per una serie di ragioni l'uscita è slittata di quasi un anno.

E' in uscita uno split tra L.C.B. e Malameccanica. Potete presentarci questa collaborazione ed i brani che saranno presenti?

[Giovanni] Lo split si chiamerà "Scope" conterrà sei tracce, quattro dei Malameccanica, due (una in apertura ed una in chiusura) di L.C.B. Uscirà per la Ugly Cunt Records già etichetta per Lecosebiance e come ti diceva la scelta dei brani risale a diversi mesi fa. Io ne proposi alcuni a Maciej della UCR ed è stato lui stesso a scegliere i sei che vanno a fare parte dello split. Voleva una release cupa e viscerale, anche la grafica rispecchia questa esigenza, la copertina si presenterà in un forte bianco e nero con un bootleg contenente immagini in negativo. Fra l'altro fra i brani dei Malameccanica ci saranno anche tre pezzi risalenti al 2007 (Debiria, Abbattoir, Interrogando Milano), si parla pertanto delle nostre primissime produzioni. A Maciej sono piaciute moltissimo, a risentirle oggi, in effetti, suonano così terribilmente sporche e malate.


Quanto può risultare difficile coordinare questa passione di Malameccanica [e degli altri progetti di cui fate parte] con la vita di tutti i giorni?

[Giovanni] Se si parla di impegni lavorativi sicuramente un pò di difficoltà ci sono. Logistiche , tempistiche. Per il resto la musica è entrata nella mia vita quindici anni fa quando ho imbracciato per la prima volta un basso, è parte integrante della mia giornata, sia come esercizio sia come consumatore, sia sul piano creativo. Le persone che fanno parte della mia vita, quasi tutte, amano quest'arte e non mi è affatto difficile conciliare le mie relazioni interpersonali come questa mia passione. Forse perchè la musica come lunguaggio è più immediato. Ho invece maggiori problemi a vedermi un film di Bresson o e di Dreyer in compagnia di qualcuno.

[Francesco] Mah, spesso le difficoltà derivano - come ha detto Giò - dal lavoro, e non dalla musica. La musica per noi è una passione reale e sincera, e come tale la coltiviamo con sincero interesse. In primis, io mi considero un grande ascoltatore e consumatore di musica, un vero fan; poi sono anche un musicista, quindi anche quando non suono, ascolto e viceversa. Fortunatamente sono circondato da persone con gli stessi miei interessi!


Parlando dei concerti, com'è la situazione? avete accennato a delle date, in una domanda precedente: potete dirci qualcosa di più?

[Giovanni] Sì per ora sono solo tre, non so se ne aggiungeremo altre, richieste ce ne sono state anche fuori Arezzo, anche recentemente ma come ti dicevo io nel live continuo a non credere particolarmente, per ragioni anche filologiche legate alla reale tradizione industrial, Maurizio Bianchi docet. Detto questo, la situazione credo sia più o meno identica ad altre realtà, i posti sono pochi, i gruppi emergenti interessano davvero poco, al massimo ti danno un martedì alle undici di sera, ovviamente non ti pagano, talvolta ti offrono la cena. Ti ripeto, dipende quanto uno crede nel live, se c'è un reale bisogno di esibirsi allora si può anche essere disposti a fare sacrfici soprattutto economici per sostenere una data a Roma o a Parma, dipende dai singoli gruppi. Per quanto mi riguarda le proposte più interessanti mi arrivano per L.C.B. anche festival non da poco, devo pensarci. Comunque giro la palla a Francesco, lui ha un curriculum live senza dubbio migliore e più credibile del mio.


Siamo giunti alla fine di questa interessantissima intervista. Io vi ringrazio per la disponibilità e vi auguro tutto il meglio con Malameccanica per il futuro. Lascio a voi l'ultima parola.

Noi ringraziamo te per la chiacchierata e gli auguri ma l'ultima parola, per carità, lasciamola a chi crede di possedere verità assolute. Un saluto.

 

 

 

INTERVISTA A  L'APOCALISSE


Per distaccarmi un po' dall'ambito Martial Industrial e NeoFolk, ho deciso di intervistare, non senza qualche timore data la complessità e l'osticità del genere Power ElectronicsLe Cose Bianche, prolifico ed interessantissimo progetto toscano. L'intervista lascia trasparire la fortissima personalità del creatore ed unico membro, Gio, e la sua attitudine forte e coraggiosa che non lascia spazio a compromessi di alcun tipo, né con la realtà circostante né con la concezione di arte, per come viene intesa al giorno d'oggi.

 

Ciao Gio, prima di cominciare con la serie di noiosissime domande che ti porrò ti vorrei ringraziare per la gentilezza dimostratami nella concessione di questa intervista.

   

Grazie a te, contraccambierò con una serie di altrettanto noiosissime risposte.

 

Il suono de Le Cose Bianche è, per quel che mi riguarda, decisamente più elaborato, variegato e strutturato rispetto a molti degli altri gruppi noise e power electronics della scena. Appare palese che il tempo speso a strutturare il brano sia notevole e che l'ordine con cui esso si sviluppi debba molto alle sonorità new wave e dark wave anni ottanta. Partendo da questi presupposti, come si struttura il lavoro di composizione dei brani e, soprattutto, sei supportato da qualcuno nel lavoro di composizione o preferisci, nei brani in cui non hai guest, far tutto da te?

  

Premesso che non mi sento parte di nessuna scena ed il solo uso della parola scena mi terrorizza in quanto portatrice di un'autoreferenzialità che non mi appartiene e che rigetto, posso dirti che in realtà il tempo che impiego nello sviluppo di un pezzo corrisponde esattamente alla sua durata. Il mio materiale nasce sul momento, in uniche sessioni di registrazione con strumentazione obsoleta e spartana, l'unico lavoro che ci può essere a monte è quali e quanti pedali mettere in catena. E questo vale sia quando lavoro a tracce mie, sia quando sovraincido o registro materiale che andrà a terzi. L'unico processo che subisce una minima programmazione è quello che racchiude la scelta dei testi, dei titoli o delle grafiche, ma non sempre. Mi accodo alle mie stesse emozioni, né più né meno. L'impostazione può subire qualche modifica in lavori che richiedono una responsabilità maggiore o uno sviluppo legato a regole ben precise come ad esempio con Laxative Souls o con il nuovo lavoro con Maurizio Bianchi. Mi muovo sempre in solitudo, il mio è un approccio che non necessita in fase creativa di nessuno oltre al sottoscritto. Non so se ho tratti new wave, non credo. Una cosa che amo della new wave è come all'epoca venivano strutturate le linee di basso, apparentemente semplici, tonica-terza-ottava o giù di lì, ma con un groove pazzesco.

 

La tua discografia è ampissima e, mea culpa, non ho che una conoscenza parziale della stessa. La tua prolificità è dovuta da una sorta di irrequietezza creativa o da un bisogno quieto e naturale di dar sfogo ad un ispirazione costante? 

  

All'altisonante termine “discografia” preferisco quello modesto di “produzione”. In realtà anche io ho una conoscenza parziale della mia produzione, finito un “lavoro” vado avanti e la sola cosa a cui guardo è all'incisione successiva. Non riascolto praticamente mai i brani fatti se non quando devo editarli o mixarli. Ispirazione, bisogno, urgenze espressive... tutte noie mortali, lasciamole a chi ci crede e a chi ha bisogno di crederci, io semplicemente mi diverto a fare quello che faccio ed ecco perché lo faccio.

 

  

Tutti coloro che conoscono te ed il tuo progetto sono a conoscenza della tua passione per le audiocassette. La tua esigenza di supportare un formato così “obsoleto” è dovuto a semplice nostalgia o credi ancora che i nastri possano godere di uno spazio nel mercato underground, in ispecie tra i collezionisti?

  

La mia vera passione non è verso le audiocassette, ma verso le VHS di cui sono un accanito collezionista. Possiedo pochissime MC. Il formato delle audiocassette è tornato di moda in questi ultimi due anni, perché? Semplice, perché spesso i CD-R fanno schifo. Le tapes permettono di offrire un prodotto accattivante pur restando low cost. Va anche detto che allo stesso tempo la scelta delle tapes è anche un voler rievocare un'epoca, anni '80 e prima metà degli anni' 90, dove, in ambito industrial e power, venivano realizzate produzioni su nastro davvero uniche con budget praticamente inesistente ma cariche di un fascino intrinseco unico. E quest'ultimo aspetto è quello che più mi appassiona assieme all'oltranzismo di tale supporto che mi permette di ripercorrere un modus di registrazione, quello su piastra, che mi interessa proseguire.

 

Il tuo lavoro con Pariah, Slave of a play è ispirato al numero 15 di Dylan Dog, Canale 666 e tra sonorità aggressive e stridenti vengono mossi pesanti anatemi al mondo della televisione e, in particolar modo, ai telegiornali, sempre pronti a produrre notizie anche quanto non vi sia nulla di importante da comunicare. Qual è, secondo te, il ruolo che i media dovrebbero ricoprire all'interno di una società sana? Pensi che il modo migliore per interagire con la televisione sia quello di tenerla spenta o credi che all'interno di questo medium vi sia ancora qualcosa che valga la pena di essere salvato?

 

Queste tronfie digressioni le lascio agli intellettuali sedicenti. Mi limito a dire che viviamo in un'epoca dove quello che non viene mostrato non esiste e quello che viene mostrato è quasi sempre merda. A molti questa merda piace, altri se la fanno piacere in virtù del fatto che se essa viene mostrata allora tanto merda non è. Poi ci sono quelli che rifiutano questa merda e guardano al passato, a certe forme e dettami passati, ma anche lì c'era tanta merda e allora abbiamo gente che risulta ancora più imbarazzante, aggrappata a concetti e pseudo correnti morali musicologiche animiste che se mai hanno avuto una ragione d'essere oggi è sicuramente deceduta. Questo lo si ritrova ad ogni livello mediatico: produzioni “artistiche”, cinematografiche, musicali, live, libri, ovunque. L'unico filtro possibile è lo sviluppo di una propria coscienza critica e ancora prima una coscienza di sé e queste non le trovi da nessuna parte, tanto meno nei media.

 

Altra fonte di ispirazione per il tuo progetto artistico sono i b-movie horror ed i serial killer, Il tuo recentissimo lavoro “Lust Murders – Il mostro di Firenze” è andato esaurito, fonti Sito e Blog, in appena venti minuti di “isteria sana”. Ti sorprende una tale reazione da parte degli ascoltatori? Hai in mente qualche altro ciclo musicale?

 

Andiamo per gradi. Il cinema soprattutto un certo modo di fare cinema che si respira come giustamente dici tu nei fatidici B-Movies occupa uno spazio importante nel mio background. Non è così per i Serial Killers. Nonostante possegga vari libri su i più noti non suscitano su di me il ben che minimo fascino, non mi rifaccio minimamente a quel tipo di iconografia scimmiottata ed abusata nel corso degli anni. L'unico Serial Killer che mi è sempre interessato è appunto il Mostro di Firenze. Perché è di un Serial Killer che stiamo parlando, senza scavare troppo per me il MDF è un unico omicida maniacale che ha colpito dal '68 all'85. Mi sono appassionato alla vicenda del MDF da adolescente, vuoi perché vivo in queste zone, vuoi perché il MDF è una figura di una complessità unica in Europa e nell'ambito della criminologia mondiale, vuoi perché gli echi di quella vicenda mi hanno perseguitato fin dagli anni '80, resta il fatto che ho preso a collezionare ritagli di giornale d'epoca, manuali, libri che riportano tutte tesi possibili, documentari di ogni tipo, insomma un vero “cultore maniacale del caso”. Avevo già fatto un brano sul MDF, e qualche settimana fa, con ironia, basandomi su alcuni meccanismi collezionistici assurdi, avevo pensato di fare una release in copia unica omaggiando il MDF (e il terribile massacro degli Scopeti) e contemporaneamente un certo tipo di package 'anni 80 autoctono. In più era un'ottima occasione per registrare il materiale per questa copia unica direttamente su nastro magnetico. E l'ho fatto. Sempre ironicamente l'ho proposto ad un cifra medio-bassa con un inserto in cui ne autorizzavo la vendita post mortem di me medesimo a cifre esose. E il giorno dopo averlo messo nel circuito ha preso il volo. Ho reso pubblica la cosa e si è venuto a creare un fantastico meccanismo, sano, folle, genuino, completo, di caccia ad una seconda copia di tale release. Non volendo e non potendo (per via anche dell'unicità del materiale sonoro) bissare la release, ho manifestato l'ipotesi di fare un'uscita ispirata ad un'altro duplice omicidio, dopo soli 20 venti minuti esatti gli otto duplici omicidi confezionati in 8 VHS box con doppie cassette, più un altro box con duplice omicidio secondo alcuni attribuibile al MDF, sono andati nelle mani sia di appassionati della vicenda, sia di sostenitori di un certo gusto estetico che delle mie cose. No, non ho intenzione di fare altri cicli, è un qualcosa di irripetibile. E poi sarebbe tremendamente noioso.

 

 

Hai sempre dimostrato di apprezzare generi musicali eterogenei, con quali musicisti ti sei formato, sia all'interno della scena power electonics che fuori?

  

Io di base ho una formazione classica. Crescendo ho abbandonato il piano e imbracciato il basso elettrico e mi sono avvicinato al Rock, al Blues e al Dub poi. La lista è lunga, come bassista ti posso citare James Jamerson, Stanley Clarke e Jah Wobble. In ambito P.E. / Industrial direi: Maurizio Bianchi, Laxative Souls, Sigillum S, Murder Corporation, Mauthausen Orchestra. Esteri: Ramleh, Sutcliffe Jugend, Genocide Organ.

 

Altro importantissimo progetto nella tua discografia è lo split con una delle prime storiche industrial reality italiane: Laxative Souls. L'album, ancora disponibile in edizione limitatissima di cento copie, è costituito da un CD-R comprendente materiale anni '80 del progetto ascolano più materiale inedito de Le Cose Bianche prodotto nel 2013. Come si è giunti all'idea di licenziare uno split e, soprattutto, quanto ha influito Laxative Souls nella tua crescita musicale?

  

Laxative Souls insieme a M.B. rappresentano due punti cardine a livello mondiale. La loro influenza musicale prima e umana poi è per me fondamentale. Lo split contiene due CD-R con una lunga digressione di 30 minuti di L.C.B. e materiale mai editato di Roberto Marinelli, quest'ultimo materiale ha visto la luce solo nei primi anni Ottanta in una rassegna (tutti i dettagli all'interno del box) ed inoltre le prime 33 copie su 100 contengono una bobina audio incisa appositamente sempre da Roberto e da lui confezionata, timbrata e numerata personalmente per l'occasione. La cosa è nata da una semplice proposta che nel corso dei mesi, dopo varie modifiche al piano iniziale ha preso corpo. I mesi estivi sono stati quelli più intensi sia da un punto di vista organizzativo che da un punto di vista emotivo. C'erano delle direttive ben precise a cui attenersi sia in fase estetica che in fase di mastering che ovviamente in fase di produzione. Avevo solo da imparare con qualcosa che non si limitasse alla solita frase fatta “con tanta umiltà”, ma qualcosa di più. Esperienza unica. Un privilegio di cui posso dirmi solo che onorato.

 

L'impatto visivo dei tuoi video è senza pietà verso l'osservatore. Le immagini, frammiste ai suoni, generano un mix che spesso risulta difficile da sostenere, specie per coloro che non sono soliti al genere musicale. Come scegli il materiale per i tuoi video?

 

Essere un cinefilo o avere una videocamera non ti rende persona in grado di girare un video automaticamente come la maggior parte delle persone crede ed ecco che abbiamo un sacco di materiale video di merda in circolazione.

Io non so fare video, ed anche qui mi diverto e basta. Prendo materiale sparso, riprese fatte per gioco, spezzoni di film, documentari medici, li monto a caso e ci metto sopra un mio brano a caso con programmi dozzinali. Stop. Non c'è un solo mio video che valga la pena di essere visto in quanto tale e non ho nessun problema a dirlo. Pedanteria dell'ortodosso direbbe qualcuno a me caro. 

 

Come me, anche tu sei un appassionato di Dylan Dog, cosa ne pensi della sua deriva buonista e commerciale?

 

Ti rispondo dicendo che mi sono fermato cento numeri fa.

 

In conclusione, ancora grazie per la pazienza, e ti lascio spazio per dire ciò che più ti aggrada ai lettori, e sono molti, de L'Apocalisse.

 

Non abbandonate gli animali.

 

 

 


INTERVISTA SU AUDIOFOLLIA

 

1/Ciao Giò! Innanzitutto vorrei iniziare a parlare delle origini de”Le cose Bianche”, anche per stuzzicare l’interesse di chi ancora non conosce la tua musica o di chi sa poco della tua musica. Come e quando è nato questo tuo progetto?

Nasce fine 2007, almeno come intenti, ma assume connotati più precisi solo nel 2008. Si muoveva parallelo al progetto precedente, i Malameccanica, ma con la voglia di scivolare verso sonorità più estreme. In realtà è stato tutto molto esponenziale, alcune cose di quegli anni non hanno nulla a che vedere (se non nel loro confinarsi in un ambito sonoro più defilato) con quelle di adesso. Non credo nemmeno che il termine estremo sia corretto, è un aggettivo così abusato che ormai è scevro di ogni significato. E questo è il “quando”. Il “come” te lo risparmio perchè non ha valenza alcuna.

 

2/Vorrei che adesso tu mi parlassi di “Urethra”, il recente 7” uscito per la tua etichetta personale.

Avevo voglia di chiudere il cerchio, di concludere questo 2013 con qualcosa che lo sintetizzasse nella sua totalità e allo stesso tempo con qualcosa che guardasse timidamente al futuro. Faccio una tape? No. Faccio un vinile? Ok. In me le cose nascono con estrema semplicità. Non impiego molto a pianificarle e spesso neanche a portarle a termine. Per dare maggiore completezza a questo processo di sintesi ho scelto un film, uno dei miei film di riferimento in assoluto: “Jacob’s Ladder”. È una release molto personale, che veste, come se fosse la propria pelle, le immagini di Adrian Lyne.

 

3/Com’è nata la collaborazione con Laxative Souls?

In modo naturale. Siamo venuti in contatto per puro caso, è nato un rapporto di stima e rispetto (da parte mia assoluta venerazione per ciò che Laxative Souls rappresenta storicamente) che è andato consolidandosi, fino alla buona riuscita di Chrome Ti Vi Transparencies/Self Report Deaf. Lavorare con Roberto è un privilegio creativo e umano di raro spessore.

 

4/Quali sono le tue principali influenze musicali?

Per L.C.B. tutto il meglio della power electronics autoctona miscelata con quella inglese dei Ramleh e dei Sutcliffe Jugend.

 

5/Come vedi l’attuale scena industrial italiana?

Premesso che la parola “scena” provoca in me spasmi muscolari, posso dirti che trovo l’uso del termine Industrial improprio. Non credo che ad oggi vi sia in questa fantomatica “scena” qualcuno che produca materiale industriale nella sua accezione più classica. Nemmeno io faccio Industrial, non ne sono affatto capace. Detto ciò, i nomi, per quel che mi riguarda, sono, più o meno, sempre gli stessi che ho citato altre volte.

 

6/Tu hai collaborato anche con un altro grande nome della scena industriale: Maurizio Bianchi. Vorrei che mi parlassi anche di questo importante “step”.

Con Maurizio siamo tutt’ora in corso d’opera. Abbiamo finito un nuovo disco, stavolta co-suonato, e stiamo lavorando ad alcune sue nuove produzioni. Inoltre un mesetto fa abbiamo dato alla luce M.U.U.N.H. che è la versione rimasterizzata a partire dal vinile originale del glorioso “Neuro Habitat”. Gradino dopo gradino, passo dopo passo, quando si ha a che fare con persone del calibro e dell’umanità di Maurizio Bianchi ci si rende conto che il cammino per arrivare ad un minimo di rigore e consapevolezza personale è ancora molto, ma molto lungo.

 

7/C’è qualche artista con cui ti piacerebbe suonare o registrare in futuro?

Non saprei. Le cose avvengono da sole. Posso dirti che non registrerei mai con persone che scimmiottano le croci psichiche o che usano aggettivi come sperimentale/concettuale con la stessa facilità con cui io raccolgo le deiezioni del mio cane.

 

8/Adesso una domanda squisitamente “tecnica”: come nascono le tue composizioni?

Nella maniera più spartana possibile. Ho un paio di sintetizzatori analogici che alterno, collegati in cascata ad alcuni pedali. Un pre e un mixer. Edito col pc. Una take sola in tempo reale. Mastering blando e rispettoso del suono originale. Col compressore ci gonfio i pneumatici.

 

9/Quali novità bollono in casa “L.C.B.” attualmente?

Il 2014 è praticamente già delineato, tape, cds, cdr. Finchè trovo un senso in quello che faccio, e la voglia per farlo, proseguo. Nel concreto posso dirti che a breve ci saranno un paio di lavori con Wertham.

 

10/Nella tua musica,spesso compaiono suggestioni cinematografiche; so di per certo che la celluloide-quella “buona”-è un’altra delle tue grandi passioni. A tale proposito,c’è un regista al quale ti piacerebbe “prestare” la tua opera? ci sono state delle offerte dalla cinematografia in tal senso?

Due mesi mi hanno chiesto di musicare delle sottospecie di cortometraggi. È incredibile come il solo fatto di avere una telecamera legittimizzi qualcuno a fare video. La cinematografia? Per mia natura non parlo dell’impossibile, preservo ancora un discreto senso della misura io.

 

11/Credo che nel tuo magma sonoro, oltre alle influenze di cui parlavamo prima, siano presenti anche degli aspetti molto personali, che oserei dire “introspettivi”. Ti ritrovi in questa definizione? E c’è qualche altro aspetto che vorresti spiegare meglio del tuo lavoro che in un modo o nell’altro, è sempre rimasto nascosto ma che magari è presente tra le pieghe del sound?

Ci sono dei brani dove, grazie ai testi che uso, la componente introspettiva o autobiografica è rilevante, altri dove il rumore regna sovrano. Ma in entrambi i casi non c’è nessun tipo di programmazione a priori, così come fra le pieghe non c’è nulla di diverso, di particolare o di rivelatore. Mi interessa di più tutto ciò che riguarda la nascita di un pezzo nel rispetto di un rigore compositivo che viene dalla tradizione. Una volta terminato quest’ultimo. il mio compito è concluso. Il resto lo fa chi ha voglia di ascoltare.

 

12/Parlami della tua label Custom Body Records, se vuoi.

È nata nel 2007, realizzai un paio di nastri per Malameccanica, un altro 7”, e successivamente varie release sia mie che di terzi. Sostanzialmente entra in gioco quando voglio avere il controllo totale della produzione, soprattutto sulle tempistiche.

 

13/Hai qualche side-project al momento?

No e non ho intenzione di averne. Sarebbe un ripetere pedissequamente le cose che faccio adesso ma con un nome diverso, magari un nome che sia d’impatto, poetica dello shock. A molti piace farlo. Io credo che sia terribile.

 

14/Ti ringrazio per la tua pazienza e disponibilità. Come mia usanza,lascio a te la parola per dire in quest’ultimo spazio quello che vuoi ai nostri lettori!

Non abbandonate gli animali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

bottom of page